Capitolo V - Montaigne
Perché abbiamo bisogno di Montaigne, oggi? Perché è un anticonformista che ama le donne, i nativi delle Americhe, gli animali, le piante e tutti i generi e le specie che nel mondo (vive nel Cinquecento) vengono discriminate. Perché vive in un periodo che ha molte analogie con il nostro. Perché vuole una scuola diversa con meno nozioni e più pratica. Perché rispetta le altre culture e crede nell'amicizia. Perché è convinto che la sola cosa che può regalarci la gioia sia il rispetto della nostra vera essenza. Dunque dobbiamo assecondare ciò che siamo. Perché dice che la nostra vita è una melodia complessa, governata da ritmi opposti: il musicista che intenda privilegiarne uno solo, fa una musica scontata e monotona. Perché faceva il sindaco controvoglia. Perché ha scritto i "Saggi": forse il più bel libro di filosofia di sempre.
Episodio 2 - Un distinto anticonformista
Montaigne è un anticonformista. Un pensatore libero da ogni standard intellettuale, che guarda il mondo da nuove angolazioni e per questo riesce ad anticiparne gli sviluppi. Nel farlo non si perita di apparire troppo serio o troppo lieve: va in guerra, scrive a cavallo, si ritira nella sua torre a pensare, produce sei figli, si innamora del suo amico, fa il sindaco, svolge attività diplomatiche, va in missione, incontra sovrani e governatori; poi, stanco di osservare i protocolli, preferisce tornare ad una vita semplice, ma libera, piuttosto che "dissiparsi" tra monarchi e ambasciatori.
Non si può essere costretti a vivere nella pelle di qualcun altro, preferisce così assecondare la sua natura e ritirarsi ad osservare il mondo da lontano. Contempla più che altro se stesso, ma attraverso di sé, come in un gioco di specchi, contempla la vita di tutti gli altri uomini. Scopre così di essere inorridito dalle guerre religiose del suo tempo, infastidito dalla futilità delle persone e dispiaciuto che i popoli del nuovo mondo vengano massacrati e non piuttosto integrati.
Anche riguardo all'educazione coltiva pensieri innovativi e libertari, che più tardi ispireranno Rudolf Steiner e Maria Montessori: "il fanciullo va liberato dalle nozioni e aiutato ad agire da solo, man mano che cresce deve esser seguito, poiché ad ogni fase della vita si apre una piccola finestra sul mondo". Per questo dice che per educare un figlio serve "un precettore che abbia la testa più ben fatta che ben piena". E quando gli chiedono "cosa occorra veramente a un giovane" risponde "Gli serve una camera o un giardino ma anche la tavola e il letto, e gli serve la solitudine ma anche la compagnia, gli è utile il giorno e pure la sera, e tutti i luoghi gli potranno servire da studio, per farlo oziare di meno e agire di più. Anche i giochi, gli esercizi e le sfide saranno parte dello studio: dovrà far corsa e praticare la lotta, suonare musica e imparare a danzare, andare a caccia e a cavallo e imparare a maneggiare le armi. Un giovane non è un' anima e non è un corpo, è un individuo e dunque non va diviso in due". Parla nel 1500. Complimenti per la modernità di pensiero!