
Siamo noi i veri cannibali
La filosofia della Mangusta 05.05
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Narrated by:
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Zap Mangusta
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By:
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Zap Mangusta
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Capitolo V - Montaigne
Perché abbiamo bisogno di Montaigne, oggi? Perché è un anticonformista che ama le donne, i nativi delle Americhe, gli animali, le piante e tutti i generi e le specie che nel mondo (vive nel Cinquecento) vengono discriminate. Perché vive in un periodo che ha molte analogie con il nostro. Perché vuole una scuola diversa con meno nozioni e più pratica. Perché rispetta le altre culture e crede nell'amicizia. Perché è convinto che la sola cosa che può regalarci la gioia sia il rispetto della nostra vera essenza. Dunque dobbiamo assecondare ciò che siamo. Perché dice che la nostra vita è una melodia complessa, governata da ritmi opposti: il musicista che intenda privilegiarne uno solo, fa una musica scontata e monotona. Perché faceva il sindaco controvoglia. Perché ha scritto i "Saggi": forse il più bel libro di filosofia di sempre.
Episodio 5 - Siamo noi i veri cannibali
Montaigne dedica agli indios americani un capitolo dei "Saggi". Siamo nel Cinquecento, Cristoforo Colombo è appena tornato dalla scoperta dell' America. Il filosofo mette a confronto la nostra civiltà con quella delle popolazioni appena conquistate. E con la consueta abilità descrittiva, mentre gli intellettuali europei al completo si dichiarano entusiasti per le conquiste, lui dichiara invece di ammirare gli indigeni per la loro lealtà e per la loro semplicità di costumi.
Spiega poi come nella conquista del Nuovo Mondo interi popoli siano stati umiliati dall'arroganza dei conquistatori europei che, ritenendo di avere a che fare con dei selvaggi idioti, li hanno sottomessi con crudeltà e violenza, quando questi rappresentano invece una civiltà genuina, in cui tutti svolgono il loro compito: la mattina gli uomini cacciano la selvaggina mentre le donne scaldano il cibo, seguendo i ritmi del giorno, svegliandosi con il sole e andando a letto col buio, senza compiere atti gratuiti di violenza o prevaricazioni.
Questo, a dispetto dei cosiddetti colonizzatori bianchi che, sebbene costituiscano la quinta parte della popolazione mondiale, si sentono legittimati a sottomettere l'intero globo terrestre. Quindi mette a paragone l'intolleranza, il fanatismo e l'efferatezza dei cosiddetti "uomini civili" europei con la semplicità di costumi degli indigeni americani, una popolazione immersa nella natura e impregnata di forti valori naturali, anticipando così il "mito del "buon selvaggio", che tanta presa avrà due secoli dopo sulla fervida mente di un altro geniale filosofo: Rousseau.
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