Capitolo II - Socrate
Perché abbiamo bisogno di Socrate, oggi? Per imparare a pensare. Per diventare capaci di farci le domande giuste. Per difenderci. E non farci influenzare dai media, dalle mode e dalla propaganda. Per sviluppare in modo autonomo il nostro pensiero, anche se non è in linea con le opinioni della maggioranza. Per diventare coerenti, più consapevoli dei nostri comportamenti. Per avvicinarci alla verità. Per tutelare la nostra privacy e le nostre diversità. Per accrescere la fiducia in noi stessi. Perché sotto la sua guida tutti possiamo diventare filosofi. Per superare i regionalismi; Socrate era un pensatore "globale" che a chi gli chiedeva da dove provenisse, rispondeva: "Non sono un cittadino di Atene, ma un cittadino del mondo".
Episodio 7 - Una morte da star
Socrate è un tipo scomodo che a causa della sua passione etica e della sua indipendenza di pensiero finisce per indispettire due governi. Ma la cosa non lo spaventa, ha un progetto ambizioso in mente: vuole cambiare la testa dei suoi concittadini, renderli meno pigri e conformisti e guidarli alla ricerca della verità.
A causa di ciò Anito e Meleto, due loschi figuri, lo denunciano, accusandolo di corrompere i giovani e di voler introdurre nuove divinità nel paese, ossia il "demone" da cui Socrate va dicendo in giro d'esser guidato. Il tribunale di Atene procede d'ufficio. Socrate rifiuta la difesa del grande oratore Lisia e decide di esporre personalmente le sue ragioni. La scelta viene vista con sospetto dai giurati e interpretata come un gesto di supponenza. La giuria pertanto, alla fine, emette un verdetto di colpevolezza, pena prevista la morte.
Gli offrono però una via d'uscita: viene invitato a versare un'ammenda di 30 mine, che i suoi discepoli, Platone in testa, sarebbero disposti a pagare, ma il Maestro rifiuta. Gli viene allora proposto l'esilio. Ma lui fa una controproposta provocatoria: chiede di essere nutrito a spese dello Stato, per l'opera meritoria che sta svolgendo per la cittadinanza. La condanna diventa inevitabile. Il filosofo preferisce diventare un martire della libertà di pensiero, piuttosto che un anonimo "spettatore" della propria vita, costretto a scendere a compromessi. La Storia gliene renderà merito. Ma la cicuta, insensibile alla gloria, lo uccide.